PARQUE DE ECONOMÍA CIRCULAR Y ENERGÍAS RENOVABLES

PARQUE DE ECONOMÍA CIRCULAR Y ENERGÍAS RENOVABLES

CIRCULAR ECONOMY AND RENEWABLE ENERGY PARK

PREAMBOLO

In relazione ai temi espressi dal bando in particolare concernenti le preoccupazioni sociali, i bisogni e le urgenze relativi all’impatto ambientale e paesaggistico della contemporaneità abbiamo individuato alcuni temi che ci paiono strettamente correlati: la produzione di energia da fonti rinnovabili (con un bilancio ambientale positivo) e la riconversione - riqualificazione delle strutture esistenti in relazione al loro impatto sul territorio, la comprensione e progettazione dei paesaggi Ibridi.

A tal riguardo ci proponiamo con una serie di esperienze di recupero paesaggistico eseguite negli anni nel medesimo comparto e con un piano recentemente sviluppato che coordina questi interventi, li valorizza e li integra all’interno di una visione strategica.

Il progetto paesaggistico complessivo interessa un’area di 420 ha, esso rappresenta prima di tutto un processo di gestione di attività e funzioni diverse con un approccio rivolto al futuro, in particolare in relazione alla produzione di energia pulita attraverso l’economia circolare, in questo senso il progetto è altamente politico poiché consiste nel riarticolare le relazioni complesse che intercorrono nel tempo tra entità umane e non, alle scale più diverse.

 

PAESAGGIO IBRIDO

Riarticolare funzioni complesse all’interno di un percorso il più possibile virtuoso è la finalità del progetto di paesaggio nel processo di comprensione e progettazione della categoria spaziale e concettuale di Paesaggio Ibrido che contraddistingue questo comparto.

Il Paesaggio Ibrido è un paesaggio fatto di elementi, stratificazioni morfologiche e funzioni apparentemente inconciliabili. È un paesaggio da reazione avversa. Sono luoghi e territori accidentati, accidentali e mostruosi poiché in loro si sono sovrapposte e stratificate funzioni (e quindi forme) apparentemente incompatibili. Le nostre categorie di pensiero non li decodificano: sono inquietanti perché portano al loro interno identità polimorfe: non sono “naturali” o ecologicamente rassicuranti, non sono urbani né possono più essere selvaggi. Accolgono funzioni di “scarto”, offensive, che vogliamo lontane da noi: ad esempio lo smaltimento dei rifiuti, gli impianti di incenerimento o di produzione dell’energia; ma in un’ottica di economia circolare, di creazione di comunità energetiche questa ibridazione tra paesaggio agrario massivo, zone liminali naturaliformi e impianti per la produzione di energia saranno inevitabili. Già lo sono.

Come armonizziamo i conflitti? Mostrandoli. Integrando le varie identità che animano i paesaggi ibridi. Nel caso del progetto di paesaggio che stiamo illustrando ciò che è considerato brutto o mostruoso diventa punto di incontro, di conoscenza e anche di contemplazione: di sé stesso, del relitto industriale diventato altro; e poi c’è il “bello”: la natura, le nuove piantumazioni naturaliformi che diventano dispositivo, macchinario, strumento di produzione di ossigeno di fissazione dei gas serra e quindi industria di compensazione e motore di sostenibilità. In un capovolgimento di senso questo tipo di paesaggio trova coerenza.

 

PRODROMI

I due frammenti già realizzati avvalorano ex-ante il processo di progetto in questo ambito ibrido. La loro realizzazione e il loro attechimento fisico e teorico mostrano una assimilazione per osmosi delle anime contrastanti del paesaggio (paleoalveo, paesaggio agrario, sedime industriale inquinato e rinaturalizzazione) mostrandoci, a più di vent’anni di distanza, un paesaggio resiliente che sta metabolizzando i suoi conflitti e ne prefigura una sistematizzazione più ampia e matura.

Essi sono parte integrante del progetto finale seppur in modo anticipatorio, intuitivo e visionario (come se avessero già interpretato il divenire futuro del comparto e le istanze sociali per la sostenibilità ambientale della produzione di energia e della conversione ecologica). Essi ci mostrano alcune cose importanti: che l’individuazione di mix vegetazionali autoctoni in equilibrio edafico producono  risultati naturaliformi, a basso impatto manutentivo, a rapido sviluppo e naturalità, in secondo luogo, che interventi seppur piccoli mettono in movimento ecosistemi naturalistici e sociali creando situazioni in divenire, ad esempio: la colonizzazione naturalistica dei versanti lasciati incolti del rilevato dell’ex discarica e - dal punto di vista sociale e teorico del progetto di paesaggio - che è un dispositivo, l’attechimento di riflessioni, avanzamento culturale e politico adatti a mettere in campo una transizione verso un nuovo paesaggio.

 

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Il progetto per il Parco delle Energie Rinnovabili parte dal concetto di Economia Circolare ovvero un’economia pensata per rigenerarsi.

L’economia circolare presta particolare attenzione anche ai temi della verifica degli impatti socio-economico-ambientali. Questo avviene attraverso l’applicazione dei processi partecipati, la comunicazione dei dati ambientali e la creazione di una maggiore consapevolezza e condivisione sociale delle scelte operate.

Il progetto che stiamo realizzando vuole essere propositivo verso questi temi ed essere una transizione consapevole in risposta alle problematiche di impatto climatico secondo le indicazioni fornite anche dall’Agenda ONU 2030.

Inoltre la proposta vuole dare un contributo nella riprogettazione dei processi produttivi puntando su in modello produttivo sistemico che privilegia le risorse più vicine rispetto a quelle lontane.

Il Design Sistemico, che si vorrebbe attuare, è un modello di economia strettamente locale che tende ad attirare una rete di relazioni per trasformare i rifiuti in risorsa in una stretta collaborazione tra processi produttivi (sia agricoli che industriali) e contesto territoriale. Un

sistema che consenta di generare nuova occupazione, maggiore profitto, nuove collaborazioni virtuose tra soggetti diversi, migliore qualità dell’ambiente e migliori condizioni di vita per il futuro che ci attende.

L’economia circolare è pensata per potersi rigenerare da sola. Perché ciò avvenga è necessario che in essa convergano flussi non solo di materiali, ma anche di tecnologie e di sapere.

La proposta del Parco dell’Economia Circolare ed Energie Rinnovabili indica proprio nella stazione ecologica di preselezione dei rifiuti un’area in cui dare origine all’economia circolare del comparto e della città.

Da questo cuore, “rigenerato”, ECOGATE, si dovrà poi originare un diverso rapporto con le infrastrutture energetiche e con le infrastrutture del paesaggio, “legante” sia funzionale che fisico e attraverso il parco e le sue funzioni.

L’area di progetto (420 ha), posta a sud est della città, si è costituita sull’antico paleoalveo fluviale creatosi dallo spostamento progressivo del fiume Po e si presenta con un paesaggio agrario ad andamento meandriforme.

Il progetto paesaggistico parte dall’accoglimento di questa forma che caratterizza tutte le aree contigue, individuando delle ampie fasce di riqualificazione ambientale tracciate seguendo forme curve, che diventano le vere e proprie direttrici di crescita di tutto il Parco, a partire dalla conformazione del rilevato della ex Discarica, che già in un precedente progetto aveva guidato tale conformazione, collocandosi come un argine del fiume.

I meandri individuati creano a loro volta delle “isole” con funzioni diverse:

Ecogate – porta di ingresso (accoglienza, ricerca, start-up);

l’isola dell’energia;

l’isola dell’acqua;

l’isola del verde,

ognuna caratterizzata da approdi che individuano spazi diversi finalizzati, ad esempio, all’accoglienza, all’osservazione del paesaggio e delle tecnologie, allo svago, allo sport, alla cultura, luoghi adibiti alla ricerca e all’insediamento di start-up.

In prossimità della base del rilevato della ex discarica, una prima “isola” segue il suo andamento curvilineo. È l’isola energetica del Distretto delle Energie Rinnovabili in cui troviamo il Termoutilizzatore, l’impianto di biomasse, il futuro impianto di microalghe per la produzione di Biofuel integrato con un impianto per produrre energia geotermica.

In questo comparto trova spazio l’edificio del Termovalorizzatore, nell’ottica di una riconversione modulare viene concepito come un sistema aperto che avrà la possibilità di adottare una serie di nuove tecnologie sia per la combustione dei rifiuti che per la produzione energetica integrata da fonti alternative.

Inoltre, accoglierà nuove funzioni e sarà pronto ad evolversi seguendo l’avanzamento tecnologico, adattandosi alle necessità future attraverso un riuso ed una reinterpretazione dell’edificio esistente.

Il progetto del TVR si inserisce all’interno del percorso di visita come punto di arrivo-terminale sia dal punto di vista funzionale che paesaggistico.

Sul lato opposto della ex discarica, verso nord est, il progetto prevede la riqualificazione ambientale dell’area nell’intorno del canale “La Morta”, dei budri e delle paludi esistenti, all’interno dell’isola dell’acqua, per riportare in vita aree umide di interesse naturalistico. A coronamento si prevede la costituzione di un grande bosco filtro posizionato in adiacenza all’autostrada per consentire l’abbattimento dei gas climalteranti e dei rumori, posto a protezione dell’area naturalistica.

Tale bosco filtro è pensato in tutta la fascia di rispetto lungo il tratto di autostrada interessato dal progetto, in continuità con i parchi cittadini attenuando l’impatto, anche visivo, del rilevato stradale, creando un corridoio ecologico.

Nella porzione a ovest della scarpata (rilevato ex discarica rinaturalizzata), una fascia di verde (isola verde) è prevista a mitigazione degli impianti energetico-produttivi per creare uniformità morfologica e ambientale, con la funzione di fissare i gas climalteranti prodotti, a completamento e integrazione del bosco igrofilo realizzato nel 1999 intorno al combustore.

Il progetto prevede inoltre il rinverdimento con essenze autoctone delle rive dei canali presenti nell’area, con funzione di corridoi ecologici, da integrare con un tracciato ciclo-pedonale di collegamento con la città.

L’isola agricola, esistente all’interno delle aree di progetto, viene corredata da filari arborei ed arbustivi interpoderali per favorire la biodiversità, creando un modulo agricolo esemplare, come modalità per un’agricoltura ecocompatibile.

Un altro bosco filtro di forestazione urbana è stato pensato in prossimità dell’impianto di Depurazione delle Acque (nel comparto occidentale del Parco), con funzione di abbattimento della CO2: anche qui un’isola verde per proteggere l’abitato storico, primo nucleo di una auspicata Green Belt a protezione di tutta la città e presidio ambientale per evitare ulteriori fenomeni di urbanizzazione e grande viabilità.

 

CONCLUSIONI

Il progetto attraverso un nuovo codice di significato rende virtuoso un luogo degradato mediante la lettura, la comprensione e la creazione di un nuovo paradigma di paesaggio.

Gli impianti produttivi sovvertono il loro ruolo (il mostro industriale che diventa il “bello” da conoscere, attraversare e contemplare) e la “natura” diventa dispositivo: compensazione ambientale integrata all’impianto: racconto di una lettura profonda della storia e della morfologia del territorio.

Gli impianti concepiti e gestiti in modo virtuoso (dispositivi fisici di filtraggio e riduzione emissioni da combustione e odorigene), integrati con le produzioni del territorio (Economia Circolare e Design Sistemico). In questo modo il territorio interpreta la sua mixitè in modo consapevole, meditata dal progetto: qui la produzione di energia si integra alla produzione agricola (come è sempre stato: campi, filari e foreste) e allo smaltimento dei rifiuti.

Il paesaggio ritrova le aree coltivate inframezzate da filari e canali rinverditi, riconosce nel progetto la struttura meandriforme del paleoalveo e le sue zone paludose, si dota di un ecoagrimosaico fedele alle colture storiche con filari e canali rinverditi secondo la “piantata padana”. Al limitare dell’area di progetto (quasi come in un paesaggio arcaico), trovano spazio le riforestazioni che ripropongono, ancora una volta, il modello delle antiche foreste planizali padane.

*Abbiamo indicato i costi di realizzazione delle opere a verde del progetto, edifici esclusi. In relazione al costo di manutenzione dei boschi abbiamo previsto una media di circa 2.000 €/ha nei primi 10 anni, che prevede sostanzialmente 3-4 sfalci del prato/anno, per un totale di 20.000 €/ha in 10 anni. I primi anni l’impegno sarà più alto, ipotizziamo 5.000 €/ha, mentre man mano che crescono alberi e arbusti la superficie a prato diminuisce e al 10° anno l’importo è 800 €/ha sino al 20° anno, anche qui decrescenti. Infine, alla maturità al 20° anno l’importo è nullo.

 

Hemos indicado los costos de construcción de las áreas verdes del proyecto, excluyendo edificios.En relación al coste de mantenimiento de arboledas, hemos previsto una media de unos 2.000€/ha en los primeros 10 años, lo que supone fundamentalmente 3-4 cortes de césped/año, por un total de 20.000€/ha en 10 años. Los primeros años el compromiso será mayor, supongamos 5.000 €/ha, mientras que a medida que crecen los árboles y arbustos la superficie de césped va disminuyendo y en el 10º año la cantidad es de 800 €/ha hasta el 20º año volviendo a disminuir. Finalmente, al vencimiento en el año 20 el monto es cero.

45.119276136503, 10.049012346318

Colaboradores
Marco Bolsieri
Noemi Onofrio
Alessandro Orsini
Año de concepción del proyecto
2019
Año de finalización de la obra
2030
Coste (€/m²) ($/m²) (€/ha) ($/ha)
19.000 euro/ha
Categoria premio
Transition
Subcategoria premio
Parques agrícolas e industriales
Superficie
420
Tipo de cliente
Empresa privada
Nombre cliente
LGH Group Holding S.p.a.
U.M.
ha
Empresa constructora
Idea Verde Maschi S.r.l.
Dirección de obras
Arch. Maurizio Ori
Gestor de mantenimiento de la obra
AEM Cremona S.p.a.
Costes de mantenimento (€/m²)
Vedi nota*
Dirección
Via Degli Antichi Budri
Coordenadas UTM
32T 582145.922 4996694.694
Ciudad / Emplazamiento
Cremona
Región
Lombardia
País
Italia